Secondo il Global NGO Technology Report, che ha intervistato più di 5000 ONG in tutto il mondo, le donazioni in criptovaluta si assestano al 2% negli Stati Uniti e Canada (l’anno scorso era l’1%), mentre costituiscono il 5% in Africa, il 4% in Asia, il 2% in Australia ed Europa, l’1% in America Latina.
La crescita delle donazioni in criptovaluta, che qui comprende sia Bitcoin che le Altcoin, è notevole: nel report rilasciato nel 2018 questo metodo di pagamento copriva l’1-4% delle donazioni, mentre quest’anno si registrano crescite in tutti i continenti, fino ad una crescita del 100% del valore precedente negli Stati Uniti, Europa ed Australia. Pur rimanendo lo strumento meno utilizzato (dietro a portafogli digitali, Paypal, carte di credito e debito), le criptovalute stanno rapidamente guadagnando terreno ed è possibile che nei prossimi anni il mercato di riferimento possa raggiungere, se non addirittura sorpassare, giganti web del pagamento come Paypal.
Dopo importanti iniziative come Pineapple Fund, che ha donato 5000 BTC (al momento dell’annuncio corrispondevano a circa $86 milioni), il trend positivo è dimostrato anche da Fidelity Charitable, che recentemente ha dichiarato di aver ricevuto dal 2015 oltre $100 milioni destinati alla beneficenza.
Analizzando ulteriormente il report, si evince che in quasi tutto il mondo circa il 50-60% delle ONG accetta donazioni online attraverso il proprio sito, mentre negli Stati Uniti l’85% delle organizzazioni fa uso di strumenti online. Allo stesso modo, il 58% delle ONG americane ha partecipato al Giving Tuesday 2018 (e di queste, il 79% ha già pianificato di partecipare all’edizione 2019), mentre in Europa solo 25% ha partecipato l’anno scorso e meno della metà di queste sta lavorando alla imminente nuova edizione.
Questo dimostra come le metodologie di raccolte fondi siano ancora ampiamente diverse in Europa e negli Stati Uniti, con i primi che però hanno colmato l’utilizzo dei social network come quotidiano strumento di comunicazione con i propri donatori (95% vs 97%).
Un altro valore che ci interessa particolarmente è il confronto relativo alla comprensione delle emergenti tecnologie: l’intelligenza artificiale viene capita molto bene da circa il 30% degli intervistati, l’internet delle cose (IoT) è chiara al 20-40%, mentre la tecnologia blockchain risulta essere l’innovazione più difficile da comprendere, con solo l’8-17% che ne comprende bene il funzionamento.
Il lavoro da fare è ancora tanto per portare ad una buona penetrazione del mercato e aziende come Helperbit si pongono come promotori nel favorire l’incontro tra criptovalute e settore non-profit.